Se possedessi una macchina del tempo voleresti nel futuro o preferiresti tornare nel passato?
Ognuno di noi si è posto, almeno una volta nella vita, questa domanda.
Il futuro certo, è intrigante, ma il passato…il passato è poesia.
Tornare bambini e vivere, per una volta ancora, il primo Natale, respirarne il profumo e la sua ebrezza… riabbracciare le persone amate, trovarsi a passeggiare nei luoghi ormai dimenticati!
La mia mente rievoca spesso il passato e per alcuni istanti rivivo le spensierate giornate di quella infanzia che mi vedeva correre e giocare nei parchi della mia città.
Già, i parchi di Genova… perché Genova ne è ricca, anche se molti pare non ne siano consapevoli!
Poco importa se il suo centro storico ne sia privo; il centro storico è perfetto così com’è, con i suoi tetti di ardesia, i vasi dei gerani sui balconi e gli stretti vicoli che “sanno” di “refrescumme”.
Ma se esci dalle antiche mura cittadine… la città si fa verde!
Quale altra metropoli può fregiarsi, nel suo cuore, di cascate di acqua come quelle di “Villetta di Negro”?
E quale altra città possiede, nel proprio tessuto urbano, distese verdi paragonabili ai 10 ettari di Villa Durazzo Pallavicini, uno dei maggiori parchi storici europei, capace di custodire pregevoli aree di grande interesse naturalistico che si sviluppano tra simbologie esoteriche, allusioni mitologiche e riflessioni letterarie in grado di dare luogo a veri e propri “palcoscenici” che si mostrano al visitatore.
Che dire poi di Nervi ed i suoi ampi prati? Il più esteso parco urbano del mediterraneo dove ad una flora, tipicamente mediterranea, si uniscono maestose piante esotiche e tropicali portate nel Continente dagli antichi navigatori.
Dunque Genova “la verde”, con interi quartieri immersi o circondati proprio “dal verde”: Voltri, Pra, Pegli, Albaro, Quarto Quinto, Molassana, Quezzi, solo per citarne alcuni!
Eppure troppo spesso ci “dimentichiamo” di questo patrimonio che invece è il valore aggiunto di una città meravigliosa!
Un tempo recarsi all’Acquasola era un piacevole svago per le famiglie: “la passeggiata intorno al lago dei cigni, il giro in bici, le altalene all’ombra dei maestosi platani ancora oggi, in parte, presenti”.
Poi, piano piano, tutto è caduto nell’oblio!
Ragioni di bilancio, scuole di pensiero contrarie alla gestione, valorizzazione e salvaguardia del verde ne sono una causa. Ma anche la vita sempre più frenetica e la “modernità” che ci hanno portato a dimenticare quel grande, unico ed inestimabile patrimonio che Genova possiede.
Nonostante questo Genova rimane “verde”, poiché a dispetto delle edificazioni selvagge, delle colate di cemento e dell’abbandono delle nostre colline il territorio possiede un patrimonio vegetale unico, con la più alta variabilità botanica d’Europa!
Ma cosa abbiamo perso per strada con questo abbandono? E quali erano, un tempo, le aspettative delle persone che si recavano nei parchi cittadini?
Forse la quiete e l’ombra di un albero? Il profumo di un fiore e l’allegro volo di una farfalla? O il ronzio di un’ape?
Ed ora, cosa troviamo in un parco?
Ahinoi, degrado, abbandono e orde di “vandali della domenica” accampati sulle sue distese verdi.
Ed allora la mente rievoca quei giorni in cui ci si recava all’Acquasola con la busta del pane da gettare ai cigni ed alle oche dello stagno.
A Nervi portavamo invece le noci per gli scoiattoli ed a Villa Imperiale i pesci rossi che nuotavano nelle vasche, trasmettevano tranquillità.
Poi, più niente!
Progressivamente i parchi sono stati privati dei loro alberi “per ragioni di sicurezza” o per “problemi di bilancio relativi ai costi della loro gestione”, si disse! La fauna, invece, “eliminata” per contrastarne la diffusione “selvaggia”.
E adesso, quindi?
Per quale ragione un bimbo dovrebbe recarsi al parco se non può gioire di un incontro con un simpatico animale? E cosa porta un anziano a recarsi in un parco se non può godere della frescura di un albero? E una famiglia per quale ragione si reca in un giardino pubblico dove sa di non poter più percepirne le bellezze di un tempo?
Cosa fare, quindi, per tornare ad avvicinare la gente ai nostri parchi?
Pensiamo agli scoiattoli che fino ad alcuni anni orsono rendevano “vivo” il parco di Nervi e divertivano bambini e turisti. Possibile non si sia pensato, dopo il loro “allontanamento”, ad inserire nuovi animaletti capaci di “accattivarsi” le simpatie dei nostri figli.
Perché se è vero che i bambini passano molto del loro tempo con un cellulare in mano, è anche vero che se dai loro un cucciolo di animale scoprirai che non sono poi tanto diversi dai bambini che eravamo noi.
I “pavoni”, già presenti in molti parchi italiani, potrebbero incuriosire i bambini e ammaliare i turisti con le loro vistose “code”.
E allestire una piccola “fattoria in città”? I Bimbi non conoscono più le galline, i conigli e le mucche! Potrebbe essere una piacevole esperienza portare i bimbi nei parchi dove viene allestita la “fattoria in città”, la quale avvicinerebbe le famiglie alla natura.
Le fontane dei parchi potrebbero tornare ad ospitare i “pesci rossi” utili a divorare le larve di zanzare ma ancor più, incuriosire i visitatori.
E gli alberi?
La Liguria è la città più boscosa d’Italia, l’unica a mostrare una costa accarezzata dagli alberi!
Ma ahinoi, di alberi Genova ne è sempre più povera.
Eppure dovrebbe essere nota la loro funzione di arredo ma ancor più “biologica, ambientale, energetica e sociale”.
Del resto, cosa c’è di più bello che passeggiare durante le torride giornate estive, al sotto della loro fresca chioma?
E calpestare le foglie cadute al suolo in una tiepida giornata di autunno?
Forse i genovesi hanno dimenticato quanto sia bello passeggiare in mezzo al verde o forse no, ma le circostanze ed il degrado ci allontanano sempre più da questa rilassante attività.
Ed allora occorre riportare le famiglie a fruire e godere del “verde urbano” magari insegnando loro il nome e l’utilità delle piante, attraverso cartelli identificativi posizionati sul tronco di ogni albero.
I cartelli identificativi potrebbero possedere colori diversi cosi da identificare le piante con le diverse fioriture o gli specifici pregi (es rosso impollinazioni “entomofila” quindi presenza di insetti oppure “eliofila” e quindi in grado di infastidire gli allergici ai pollinii…).
Quindi ripropongo la mia domanda: “passato o futuro”?
Forze che il tempo passato dovrebbe aiutarci a comprendere gli errori, per non ripeterli e per migliorare un futuro che dobbiamo ancora vivere.
E forse il ricordo del passato, con le sue armonie legate ad una vita più vera e semplice, non dovrebbe spingerci a costruire un futuro più verde?

Le virtù di un albero
Ogni albero assolve a funzioni importantissime:
– Il platano, il bagolare, l’olmo ed il frassino assorbono gli inquinanti capaci di assorbire ogni anno in Italia, 12 milioni di tonnellate di CO2; un albero di acero nel corso del suo ciclo vitale, circa cinquant’anni, è in grado di immagazzinare qualcosa come 6 tonnellate di anidride carbonica, mentre una quercia arriva a 5,5 milioni di tonnellate. Gli alberi sono la prima risposta contro l’inquinamento e l’aumento delle polveri sottili.
– L’acero, il tiglio e l’ippocastano mitigano il clima al pari di 12 climatizzatori in funzione per 24 ore, contribuendo a risparmiare energia utilizzata per il riscaldamento su percentuali comprese tra il 20 ed il 50%.
– Il posizionamento strategico degli alberi nelle aree urbane può raffreddare l’aria fino a 8°C, riducendo le esigenze di condizionamento dell’aria del 30%.
– Hanno inoltre funzioni fonoassorbenti, rilassanti, fungono da rifugio per la fauna, in particolare per gli uccelli e scoiattoli;
– Gli alberi urbani sono eccellenti filtri dell’aria, rimuovendo gli inquinanti nocivi e i particolati fini.

– Una casa di città in mezzo agli alberi ha un valore notevolmente maggiore rispetto ad una abitazione circondata dal cemento.
– Una ricerca internazionale ha dimostrato che gli alberi in città hanno un valore pari a 1,2 milioni di dollari per chilometro quadrato
– Gli spazi verdi urbani, comprese le foreste, incoraggiano stili di vita attivi e sani, migliorano la salute mentale, prevengono le malattie e forniscono un luogo in cui le persone possono socializzare.
In sintesi è stato stimato che, per le caratteristiche sopra riportate, si traducono poi in vantaggi economici annuali garantiti da ciascuna specie: 130 euro per il bagolaro, 134 per il platano, 126 per il frassino, 68 per la magnolia e 40 per il pero