Stiamo entrando nella stagione invernale, la stagione delle mele.

Una mela al giorno toglie…il medico di torno?

Non proprio

Le mele che troviamo nei banchi di frutta appaiono ai nostri occhi perfettamente simmetriche, grandi e belle, con una buccia priva di anomalie, molto colorata.

Ma il loro sapore è quasi sempre blando.

Acquistiamo questi frutti inconsapevoli del fatto che l’agricoltore arriva a consumare fino ad oltre 10 kg di agrofarmaci per ettaro per ottenerle! Agrofarmaci che si trovano poi nel frutto edibile che arriva sulle nostre tavole.

Residui di pesticidi sono stati talvolta rilevati su molti frutti in vendita ed in alcuni casi anche in quelli provenienti da “produzioni biologiche”.

Pare invece che i frutti derivati da coltivazioni “convenzionali” ossia quelle del “fai da te” ne fossero completamente esenti.

Si potrebbe parlare per ore di questo argomento ma preferisco limitarmi alla descrizione delle “brutte ma buone” mele del genovesato….

Le nostre mele bistrattate, non raccolte, mai richieste…ma vere!

Questo mio lavoro richiederà anni di osservazioni e, nel tempo, fornirò una descrizione più o meno completa dei dati che raccoglierò.

Le piante di mele “autoctone” sono capaci di resistere alle malattie ed agli insetti poiché da sempre combattono, sul nostro territorio, contro queste avversità.

Tra le numerose “pomacee” osservate questo anno la sola “Turrigina” o “mela di Torriglia” presentava forti attacchi parassitari, non in grado comunque di limitarne la produzione.

La cugina “mela di Pentema” possiede invece una caratteristica piuttosto curiosa: durante la maturazione la buccia si copre completamente di un “olio” che ne aumenta considerevolmente i tempi di conservazione.

Da ora e per i prossimi mesi descriverò, come potrò, le piante “locali”. Sarà una descrizione suscettibile di errori poiché un lavoro di questo tipo richiede tempi lunghi ed osservazioni incrociate…in altre parole ciò che i miei predecessori non si sono, ad oggi, preoccupati di fare o divulgare.

Il mio sarà pertanto un lavoro volto alla divulgazione della nostra frutta, quella a Km zero.

Le schede delle piante descritte saranno prossimamente consultabili gratuitamente all’interno del sito www.studiotecnicodelverde.it

La prima pianta descritta sarà la “mela ruggine”.

MELA RUGGINE

Pianta di media vigoria, le foto dell’albero e dei suoi frutti risalgono alla data del 14 agosto.

L’esemplare ha circa 30 anni di età ed è stato innestato su portainnesto “selvatico”.

Attualmente si osservano sulla chioma poche “borse” e “zampe di pollo” a riprova che si tratta di una pianta con una lunga aspettativa di vita.

Il luogo di coltivazione della pianta è sito in località Genova Struppa, su fasce terrazzate ed inerbite, su allevamento a produzione mista con altri fruttiferi.

Presenta apparato fogliare integro e non intaccato da funghi o insetti nonostante non sia stata attuata, nel corso degli anni, nessuna prevenzione contro possibili patologie.

La fruttificazione si osserva su rami misti e brindilli dove è facile osservare “gruppi di pomi”.

Il frutto si presenta appiattito e di piccola dimensione (foto), con buccia colore “senape” tendente al verde.

La polpa è compatta e particolarmente coriacea con sapore dolce ma moderatamente tanninico, mediamente succosa.

Il frutto presenta una buona conservazione ed un gradevole profumo.